17
lug
inviato nella categoria
the T.Blair which projects | No Comments »
MANIFESTO ANTI-ILLUMINISTA
Pensiamo al ritratto del biologo Giuseppe Levi in “Lessico famigliare”: preparazione classica, attitudine al linguaggio, sensibilità poetica come doti perdute di una scienza oramai assoggettata al delirio tecnocratico.
Kant reagisce ad ogni possibile deriva dell’Illuminismo quando dice « Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me ».
In un sistema monolitico come il suo, in cui la ragione illumina ogni angolo della Natura, essa capitola e riconosce i suoi limiti al di fuori del suo ambito specifico.
« Il y a dans le feu de vie, dans l’appétit de vie, dans l’impulsion irraisonnée à la vie, une espèce de méchanceté initiale : le désir d’Eros est une cruauté puisqu’il brûle des contingences ; la mort est cruauté, la résurrection est cruauté, la transfiguration est cruauté […].
Dans le monde manifesté […] le mal est la loi permanente et c’est qui est bien est un effort et déjà une cruauté surajoutée à l’autre.
Ne pas comprendre cela, c’est ne pas comprendre la les idées métaphysiques. »
(Antonin Artaud, Le théâtre et son double, Paris, 1964)
Complice la risacca del libero parlare telematico, sono sempre più frequenti i rigurgiti illuministici. Il che non stupisce, vista l’origine razionale, categorica, schematica della rete stessa.
E non stupisce del resto che questo Illuminismo (pressoché invariato dai tempi bui dell’Encyclopédie) intessa con la stessa arroganza di allora il pensiero di questo angolo di mondo che chiamiamo Occidente.
16
lug
inviato nella categoria
Il libro dei sogni | No Comments »
Parigi. Il suo romanticismo.
Chat Perchés, ultimo documentario per la televisione di Chris Marker è una storia sul tempo e sulla libertà.
L’autore ripercorre due anni di vita sociale parigina partendo dalla misteriosa comparsa dei gattini gialli sui muri della capitale francese per fare la storia emozionale dell’ile-de-france, microsistema sentimentale, cuore pulsante dell’esagono, specchio così vicino e così lontano dalla vita della nazione.
Aggregazioni di persone in lotta per la libertà, risvegli, attacchi artistici, riflessioni di strada, manifestazioni.
Dalla fine del 2001 al 2003: la nevrosi delle presidenziali in cui Le Pen passò al secondo turno aprendo la strada alla “vocazione socialista” di Chirac; la manifestazione contro l’AIDS, con i campi di Marte invasi da una folla di cadaveri; l’azione concettuale degli ombrelli al Beaubourg; i nastri trasportatori di Chatelet; la sollevazione contro le prime operazioni belliche in Iraq.
Parigi come museo a cielo aperto o sommerso nei tunnel rivestiti di bianco della RATP. Parigi come città vocata alla rivolta. Parigi come immensa bande originale fatta di “attentifs ensemble” ed insolite orchestre russe.
Nella topografia stessa dela città sembra risiedere la sua tendenza all’aggregazione: dieci milioni di cuori sparsi fra i venti villaggi chiamati arrondissement. La metropolitana come sistema linfatico, riserva di incontri, d’amori e di visioni.
Le immagini ed i volti scorrono. La bellezza si rivela nel quotidiano degli sguardi, nei bambini che inseguono le luci colorate sul pavimento, nel collo bianco latte di una donna, nella fissità di una orientale sulla banchina.
Il tempo collettivo come tempo privato e vice versa, in un percorso che mostra il contemporaneo nel suo significato primario e cioé compresenza di azioni e visioni.
Nulla sfugge all’occhio amatoriale della piccola camera che fa le sue visite periodiche al gatto (reale) bolero ed al suo umano, a Strasbourg St. Denis; che verifica la sparizione dei gatti (disegnati) sui muri; che scopre i mosaici degli “space invaders” agli angoli della strada; che coglie l’anonimato degli uomini neri col palloncino rosso; che rimane puntata in terra, a ritrarre gli stencil colorati e le follie artistiche che di tanto in tanto rinnovano la pelle del cemento ed i mattoni del centro storico.
Parigi nella sua essenza di vertiginosa metropoli poetica.
13
lug
inviato nella categoria
the T.Blair which projects | No Comments »
MANIFESTO ANTI-ILLUMINISTA
«Il protestantesimo, la dottrina che, con la sua mitizzazione del lavoro e la redenzione attraverso di esso, è stata un propellente decisivo del decollo industriale, e che oggi è la dominante dei Paesi guida dell’attuale modello di sviluppo (in particolare negli Stati Uniti dove negli ultimi anni, con l’interpretazione evangelista che ne è stata data dai neocon, è diventata ancora più radicale), ha avuto la dabbenaggine di considerare il povero un dannato da Dio, mentre il ricco invece è l’eletto. Per cui oggi il povero non è solo povero, è un reietto colpevole di esserlo […].
I Greci, in una situazione simile, reagirono in maniera opposta. Appena fece la sua comparsa, verso il III millennio a.C., quello che viene chiamato il “capitalismo antico” […] portando con sé sperequazioni economiche prima inimmaginabili, le principali scuole di filosofia si misero immediatamente ad esaltare i ‘penes’ e la ‘penia’, il povero e la povertà (Diogene viveva ostentatamente in una botte), avendo ben compreso a quale mare di infelicità e a quali pericoli si andasse incontro se si toglieva alla maggioranza della popolazione ogni motivazione esistenziale»
(Massimo Fini, L’infedele, Venezia, 2005)
Il delirio di pensare ad un uomo “scientificamente” migliore, l’eugenetica, si basa sulla stessa idea di miglioramento ed accrescimento progressivo alla base delle civiltà tecnocratiche ed illuministiche. E per giunta, con la smania di CLASSIFICAZIONE, TECNICIZZAZIONE e SPECIALIZZAZIONE del sapere (le riforme scolastiche degli istituti universitari e medi di tutta Europa negli ultimi 15 anni sono un riflesso di questa situazione) l’Illuminismo odierno acceca la vista dei suoi più competenti adepti, trasformandoli in pezzi di un ingranaggio di cui essi stessi non riescono a scorgere il fine e la ragione profonda.
Una scissione fra le posizioni etiche e quelle scientifiche dà ragione di credere seriamente al rischio di catastrofe genetica TOTALE. L’accidente universale.
Come è possibile, infatti, concepire che un uomo che si trova a manipolare il materiale genetico, il nucleo stesso della vita, non conosca l’insegnamento etico di Socrate o la metafisica di Platone?
Il sapere “sapienzale” è scomparso con l’idea stessa di enciclopedia. Il sapiente ha smesso di esistere con la scusa di una vastità di sapere più estesa e quindi incontenibile nella testa di un solo uomo: il che è un riflesso di come il pensiero occidentale abbia una visione quantitativa più che qualitativa del sapere.
12
lug
inviato nella categoria
la facoltà di giudizio | No Comments »
Leonardo Da Vinci immaginò una città su due livelli.
Quello più basso per lo scorrimento delle vetture, quello alto per le attività commerciali e per la vita sociale.
Nel contesto delle varie città ideali del Rinascimento il progetto di Leonardo è quello forse di maggiore attualità perché sensibile al concetto di abitabilità senza compromettere lo sviluppo dei trasporti e della mobilità “automatizzata”.
Sebbene le istanze razionali non siano proprio il centro della nostra attenzione bisogna pur riconoscere in una tale visione un compromesso importante fra vita “naturale” e sviluppo tecnologico.
Un tentativo armonico di adattamento del modello paranoico della velocità e dell’automazione alla vivibilità dell’ambiente urbano.
La città, del resto, si costruisce non tanto sull’utopia, ma sulle condizioni pratiche che portano a realizzarla. E’ il principio topografico dell’adattamento alla vita ed ai suoi stili.
Così, nell’Africa sahariana le case sono costruite in fango e paglia perché questi materiali consentono l’isolamento dal calore. Nelle zone glaciali del pianeta l’igloo è l’unico sistema per proteggersi dal freddo polare. Ghiaccio a ghiaccio.
I romani svilupparono l’arco soprattutto per il trasporto dell’acqua.
Le medine venivno costruite con vicoli detti “a baionetta” per rendere più difficile la vita agli invasori.
In Andalusia le strade sono strette e lo spazio della socialità si estende all’interno dei cortili per impedire all’afa di tediare gli uomini.
La funzionalità della topografia è insomma legata alle contingenze nelle quali la città si forma.
Brasilia è un esempio di città che nasce unicamente alla luce di una utopia: quella dell’automobile.
Tracciata a partire da una croce nel deserto. Gesto arbitrario e volontà di potenza dell’uomo.
Dichiarata patrimonio dell’umanità, la capitale del Brasile oggi, in aria di trasporti pubblici, ottimizzazione delle risorse energetiche e riduzione dell’inquinamento, soffre nei principi stessi della sua concezione, basata su una visione – sempre più obsoleta – di uomini motorizzati, pronti a percorrere anche le minime distanze usando il motore a scoppio.
Il quartiere della Defense a Parigi nasce su premesse pratiche: la presenza dell’automobile e la necessità di dividere, come per Leonardo, la parte “motorizzata” della vita moderna da quella umana, vissuta sugli arti inferiori.
Una rete du tunnel connette i palazzi, le macchine sono relegate a percorsi sotterranei e non possono avere accesso in nessun modo alla superficie. Ogni grattacielo possiede un’area di parcheggio connessa direttamente con i livelli superiori. Ascensori pubblici mettono in comunicazione l’alto col basso.
Il risultato è sorprendente.
Si passeggia in una vera metropoli postmoderna, sviluppata su una verticale ottica vertiginosa, ma non si sente alcun rumore oltre a quello del vento. L’aria è pulita. La città è un’enorme area pedonale.
Alla fine del percorso l’arco con la sua prospettiva monumentale inquadra lo spazio della vita pubblica e sociale e si apre ad un parco dominato da una passerella in legno.
Un concerto jazz suonato sull’esplanade può essere ascoltato ovunque nella città.
Ed è davvero un effetto straniante: quello di vivere in una specie di nucleo urbano abbandonato, surreale, dove l’arredo urbano diventa presenza dechirichiana ed astratta.
Arredo urbano che prende lo stesso significato delle suppellettili in un appartamento. Fontane come vasche, silhouettes umane come ninnoli sul comodino.
La Defense è uno dei pochi quartieri “razionalisti” che sono riusciti a rendere concreto il compromesso fra vivibilità e modernità.
Basta andarci di domenica per rendersene conto.
11
lug
inviato nella categoria
the T.Blair which projects | No Comments »
MANIFESTO ANTI-ILLUMINISTA
Illuminismo che agisce – e storicamente ha sempre agito – con la logica della colonizzazione culturale e politica. Uno spirito di esportazione che parte dal preconcetto che la superproduzione sia buona e giusta e che au contraire le culture che per ragioni strettamente storiche non hanno raggiunto il nostro stesso livello di sviluppo siano di qualità inferiore.
Ecco allora le teorie del neo(con)evangelismo statunitense che associa alla diffusione del cristianesimo lo sviluppo e la prosperità sociale (ipotesi largamente condivisa anche in certi ambienti “laici” ebraici).
Ovunque piombi, lo schema mentale illuminista impone la sua logica idiota. Il bianco ed il nero. Le scatole, le classificazioni.
Un caso esemplare è nel pensiero ebraico del secondo Novecento.
Al di là di quello che comunemente si creda, infatti, se esiste una “questione ebraica” al mondo, essa è stata ampiamente sollecitata non dall’ortodossia religiosa ma dalla corrente razionalista, tecnocratica, illuministica del pensiero ebraico contemporaneo: il movimento sionista.
E del resto furono proprio gli ortodossi ebrei a sollevare le perplessità maggiori alla nascita del movimento politico finanziato dai Rothschild.
Apparentemente, infatti, (ma qualcuno potrebbe dare diversi lumi) per l’ebraismo ortodosso il regno di Israele si ristabilirà all’arrivo del Messia e nulla si può fare – se non adempiere ai doveri religiosi – fintanto che questi non sia giunto.
In questo caso l’ortodossia è molto più pacifica del suo speculare illuminista.
Ed ancora, nella Francia odierna, la decisione laica ed Illuminista di evitare qualsiasi segno religioso nelle strutture pubbliche rappresenta l’ennesimo scarico di responsabilità rispetto al riconoscimento delle differenze.
Dire infatti che nessuno può indossare i segni della propria religione all’interno delle strutture pubbliche ed educative dello stato laico vuol dire infatti aggirare una necessaria e problematica educazione alla differenza.
Se la libertà può essere possibile soltanto nel riconoscimento delle differenze come può pretendere di educarci alla libertà un pensiero che ha paura della compresenza delle differenze?
In altri termini: la cancellazione di qualsivoglia segno di differenza religiosa in seno alla scuola è tutto il contrario di una sana educazione alla diversità. È un igiene del pensiero. E ricordiamoci che nella medicina occidentale si pensa di curare il male eliminando una causa esteriore (o, peggio, una conseguenza) creando spesso molti più disturbi al paziente di quanti non siano i giovamenti.
10
lug
inviato nella categoria
the T.Blair which projects | No Comments »
MANIFESTO ANTI-ILLUMINISTA
Da un punto di vista strettamente semantico è l’intelligence, la facoltà di “intelligere”, la forza razionale, ad autorizzare il conflitto. Era l’intelligence che lo diceva. L’intelligenza parla. Il corpo risponde.
Razionalità a base DISTRUTTRICE e nucleare contro un nemico inerme e che ha perso in partenza, nelle regole del gioco e nella sostanziale inferiorità tecnologica e numerica.
A differenza di tutte le guerre a memoria d’uomo quelle odierne sono guerre “anti-etiche” benché celino le proprie intenzioni dietro al tema – sempiterno nel colonialismo – del miglioramento del sistema politico ALTRUI e dunque del miglioramento dell’etica dell’altro-da-sé.
A questa guerra antietica corrisponde la contropartita del terrorismo, unica risorsa pratica, ma ancora una volta immagine, segno, linguaggio: frammentazione della guerra in CLUSTER o “cellule terroristiche”: CELLULE IMPAZZITE. Il sistema imperialista replica insomma sul proprio corpo geopolitico la malattia che maggiormente affligge le civiltà postindustriali: IL CANCRO.
Il terrorismo è la reazione naturale, crudele, di chi se applicasse le regole della “guerra virile” non avrebbe la minima speranza neanche di salvare la popolazione civile.
L’attacco DE-localizzato di chi – premendo un pulsante a Washington per far esplodere Teheran – non si assume neanche più la responsabilità della propria presenza fisica sul campo di battaglia finisce col de-LOCALIZZARE anche il nemico.
Se la manipolazione della realtà nell’antichità era demandata ad un qualcosa che aveva a che vedere con la mistica e con la metafisica – cioè i culti e le religioni – oggi abbiamo il problema che la manipolazione della realtà è allo stesso modo (e con le inevitabili amplificazioni tecnologiche) totale, ma esclude ogni anelito al trascendente, in quanto questo anelito non è semplicemente contenuto nel fondamento primo del nostro pensiero occidentale: l’Illuminismo.
Del resto l’Illuminismo trascura per definizione l’essenza spirituale dell’uomo proclamando una libertà, una parità e un’uguaglianza a ben vedere ristrette ad un ambito squisitamente economico, dando per inteso che l’esistenza libera nell’ambito economico sia una esistenza libera tout court.
La felicità si può comprare, è un diritto, è per tutti, è a buon mercato, purché la si possa pagare.
Coloro i quali l’Illuminismo ha letteralmente annientato non erano in grado di pagare con giusta moneta la propria libertà: i ceti poveri durante la Rivoluzione francese, gli indiani d’america, gli afroamericani.
6
lug
inviato nella categoria
the T.Blair which projects | 1 Comment »
MANIFESTO ANTI-ILLUMINISTA
Un problema religioso fra oriente ed occidente non esiste.
Finché non ci convinceremo di questo dato elementare il conflitto fra est e ovest e fra nord e sud del mondo non verrà mai riportato alla sua realtà, e cioè ad uno scontro che possiamo agevolmente riconoscere in fenomeni simmetrici e vecchi più o meno cinquecento anni: Colonialismo ed Imperialismo.
Due VIRUS ideologici che più o meno a partire dal 1600 (a ridosso cioè dei primi sintomi della civiltà moderna occidentale) hanno pensato di poter rappresentare il giusto ed il migliore su scala globale, traslando in politica l’idea della prospettiva ottica centrale inventata nel Rinascimento.
Un unico punto di vista. Ed il mondo a girare intorno.
Per di più oggi la religione ha perso il ruolo di “persuasore occulto” che gli si assegnava in certi conflitti dell’antichità. Nel nostro mondo la religione è stata sostituita dai teleschermi, molo meno impegnativi e molto più convincenti di qualsiasi sacerdote instrumentum regni.
Qualche passo insomma da Spinoza in poi è stato fatto, il media è cambiato, il risultato è lo stesso.
Abbiamo inventato un nuovo misticismo laico, fatto di feticci e fantocci fluorescenti, nuova idolatria magnetica, luminescente, virtuale.
Cosa avrebbe pensato Platone dei nuovi simulacri, se alla sua epoca riteneva sufficiente l’arte per un abbandono della verità?
Cos’è il infatti VIRTUALE se non il definitivo allontanamento dalle idee, l’irreversibile abbandono del Iperuranio, mondo delle idee metafisiche?
Il simulacro ha oggi sviluppato una forza di persuasione prima imprevedibile, e nel giro di qualche anno decisamente più capillare.
L’intervento delle nuove tecnologie nella comunicazione aumenta la circolazione della menzogna. E la menzogna diventa vera in modo direttamente proporzionale al numero di bocche che la pronunciano.
Basti un esempio fra tutti, il più scontato. La guerra in Iraq, dove le mai scoperte armi di distruzione di massa – tema centrale di chi era in favore di un attacco a Saddam – si sono trasformate nella bocca stessa di Tony Blair in una vulgata di poco conto, in una informazione sbagliata finita nelle mani dell’intelligence.
Uno dei principali promotori del conflitto iracheno e partner privilegiato degli Stati Uniti nella missione di liberazione del medio oriente smonta la teoria centrale alla base del conflitto, eppure le reazioni politiche a questo dato di fatto sono state nulle.
Nel contemporaneo i fatti non ci consegnano una interpretazione ed una rilettura dei fenomeni del passato. E ben presto con la centralizzazione delle basi dati del sapere a livello globale saremo in grado, come in 1984, di modificare il passato in funzione del presente.