Più Waits che Wilson in Woyzeck
scritto martedì 17 ottobre 2006 alle 11:25
Roma – Robert Wilson, il nume tutelare della ricerca più avanzata del “teatro visivo”, torna a Roma, e lo fa accostandosi a “Woyzeck”, uno dei drammi più teatrali e “maledetti” per eccellenza della scena del 1800, lavoro incompleto e allucinante del genio George Büchner, che è stato in questi ultimi anni ampiamente rivisitato. Ad impastare in un’unica combinazione l’incontro esplosivo è la grandezza compositiva del grande Tom Waits, (conoscenza di vecchia data per il regista statunitense, che firmò già assieme al musicista “The black Rider” nel 1990), il quale si messo all’opera procedendo passo passo con lo stesso Wilson.
Il regista si è avvicinato al testo di Büchner incontrandone la gelida efficacia ed inserendosi, con la sua ormai “classica” estetica dei “silenzi strutturati”, nell’immaginario dell’autore per scovarne le geometriche costruzioni testuali, la distanza dallo psicologismo, il delirante raziocinio. Lo scopo è quello di far affiorare la straordinaria modernità della “tragedia del soldato”, in una dimensione spaziale alterata, innaturale. Quello di Wilson è un mondo artistico che talvolta sembra trascendere dalle forme del teatro propriamente detto, tali e tanti sono gli strumenti linguistici che il regista prende in prestito dall’archittettura, dal disegno industriale, dall’arte astratta (ovviamente non è un caso che l’esperienza wilsoniana nasca proprio dall’architettutura).
Equilibri di volumi e forme, coreografie studiate nel minimo particolare, fredda costruzione dei movimenti, sono tutti fattori che vanno a creare un fascino sottile e glaciale. Fascino dell’immagine e del silenzio, appunto, che regala immagini in tutto simili a quadri, o a prospettive astratte. E sul silenzio ha lavorato Tom Waits, altro artista polivalente, conteso fra la musica dei suoi dischi, la recitazione, l’alcool e fugaci camei nei film più diversi. Artista maledetto, onnivoro, inquinato dalle tendenze musicali più diverse, fra blues, jazz, pop, classica, forse quasi in contrasto la sua dissipatezza con le simmetrie wilsoniane.
L’appuntamento si configura così ricco di sorprese, un concentrato di arte teatrale assolutamente irresistibile. Tutto questo a Roma, al teatro Valle, in occasione del Romaeuropa Festival, dall’11 al 13 ottobre.
Visto al teatro Valle – 11 ottobre 2002