Due fratelli: quando Paravidino era una scoperta
scritto lunedì 11 dicembre 2006 alle 13:50Ritmo incalzante, fatto di domande e risposte improvvise, limpide, nette come verità schiaccianti.
Eppure scarso il pubblico, ed è una vero peccato, per questa sorprendente novità dal titolo “Due fratelli”, del giovanissimo Fausto Paravidino, ospitata da un teatro Belli sulle tracce della contemporaneità.
Lo spettacolo, magistralmente orchestrato dalla regia di Filippo Dini, è una piccola perla, che costringe il pubblico ad un confronto diretto con una realtà teatrale a parte, la cui splendente innocenza offre l’occasione di rimanere a fiato sospeso per un intero spettacolo.
Solo fino al 9 dicembre si avrà la possibilità di assistere a questa “tragedia da camera in 53 giorni”, che con rapida intelligenza, cinismo, ironia, amarezza ed un incredibile senso della tragedia, affresca in 23 quadri le relazioni, i delicati equilibri e le ansie dei fratelli Boris e Lev alle prese con Erica, che fa letteralmente esplodere il loro mondo.
Sulla semplice storia dei due fratelli, l’uno ai limiti del monomaniacale, l’altro fin troppo normale e spigliato, l’autore fa annidare gli spettri di una drammaturgia citazionale, che evoca a tratti il linguaggio delle assenze di Spiro Scimone, le obliquità di Büchner o le famiglie traballanti di Vincent Gallo. La lettura si accatasta su un unico piano inclinato, una cucina in cui non esistono altri colori se non il verde acido, ed in cui si aggirano gli insetti di una realtà in mutazione.
E proprio alla mutazione tutti insieme, attori, autore e regista sembrano voler fare il verso, a cominciare da un’inutile scansione diaristica del tempo, affidata a caratteri digitali che sembrano usciti da una sveglia acquattata, in attesa di scuotere gli attoniti personaggi, fino ad arrivare al carteggio interminabile di Boris e Lev, che fa traspirare una realtà in cui anche l’autunno è venuto meno.
La regia di Filippo Dini fa da abile contrappunto a questo testo – già vincitore del premio Pier Vittorio Tondelli ’99, sezione under ’30 – andando oltre il puro fascino giovanilistico, scegliendo un approccio originale, dallo strappo iniziale, fino alle fissità di fine recita. A far da padroni gli interpreti, primo fra tutti un divertente ed inquietante Giampiero Rappa (Boris), cui non è da meno la maliziosa Antonia Truppo (Erica) e lo stesso Fausto Paravidino.
Rimane un pugno di giorni soltanto per vedere questo spettacolo che rappresenta un vero e proprio cammeo di sincerità e passione sulla scena contemporanea.
Visto in novembre 2001