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tutti uomini spam

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Si dice da tempo che il futuro del Web sarà il mainstream.
Il ritorno al terminale senza intelligenza. Una macchina poco più potente di un televisore che accede e modifica dati situati su altri server, che fanno il lavoro per lui.
Elaboro un foglio di calcolo o un documento in linea, sulle macchine di qualcun altro.
Ed i dati passano in copia unica in uno spazio totalmente virtuale.
Microsoft e Google e tanti altri hanno subito fiutato il business. Oggi è già possibile lavorare in linea e fare dei propri dati qualche cosa di più volatile ancora. Qualcosa che non corrisponde più neanche allo spazio “simbolico” del disco fisso.
Dicono che il mainstream sia la soluzione alla pirateria telematica.
Utilizzo un programma come photoshop in linea, e sono obbligato a pagare un abbonamento direttamente al produttore.
E dicono pure che il mainstream aumenterà la capacità partecipativa della rete.
Funzioni come l’antispam saranno demandate agli utenti.
Così come in questo momento sto contribuendo alla stesura dei contenuti di questo sito, in futuro (ma già oggi) farò da piccolo ingranaggio. Da microfiltro che sommato ad altri milioni di microfiltri effettua una operazione molto più efficiente di qualsiasi altra macchina.
E’ il web 2.0. Quello che farà incassare tanti soldi ai trust di sempre, ma con il minor numero di risorse umane, sostituite da quelli che produrranno per altri, in una immensa azione di volontariato.
Come hanno dimostrato youtube e myspace, il content manager non è più affare su cui investire. Il contenuto lo fa l’utente: quel che conta è guadagnarsi una posizione di rilievo sul mercato. Conquistare la distribuzione senza pagare il prodotto che si distribuisce.
Pensiamo a gmail, il servizio di posta elettronica di google centrato sul web, che ha scalzato i tradizionali programmi di posta elettronica dando definitivamente la spinta alla trasformazione del mondo della messaggeria verso il totally web oriented.
In gmail ciò che con outlook ed i suoi colleghi era impossibile è ormai un gioco da ragazzi: basta che un gruppo di utenti cominci a segnalare come spam un messaggio, che in poco tempo questo viene riconosciuto come tale dal gruppo PLANETARIO di utenti gmail.
Nessuna censura (il gruppo PLANETARIO non rappresenta interessi specifici), semplicità d’uso, ed un numero ridottissimo di operazioni da parte del gestore.
E con in tasca la carta di poter vendere, un domani, le basi dati contenenti gli identificativi dello spam, esattamente come accade con la distribuzione delle liste di indentificazione dei titoli dei CD in cddb.
Ogni uomo sarà un uomo-spam.
E la rete si sostituirà all’intelligenza assumendo comportamenti imprevedibili.
Quello che bisogna chiedersi è se il mainstream, più che un sistema per salvarci dalla fastidiosa pulizia della posta elettronica non sia un passo ulteriore verso il disastro delle conoscenze. L’accentramento, cioè, di tutte le informazioni in un unico lucente server mondiale, nel quale diventi realtà il delirio del regime che voglia cambiare il passato.

Per farla finita col giudizio della luce (fine)

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MANIFESTO ANTI-ILLUMINISTA
serie delle distruzioni - copyright www.danieledecarolis.com
Pensiamo al ritratto del biologo Giuseppe Levi in “Lessico famigliare”: preparazione classica, attitudine al linguaggio, sensibilità poetica come doti perdute di una scienza oramai assoggettata al delirio tecnocratico.

Kant reagisce ad ogni possibile deriva dell’Illuminismo quando dice « Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me ».
In un sistema monolitico come il suo, in cui la ragione illumina ogni angolo della Natura, essa capitola e riconosce i suoi limiti al di fuori del suo ambito specifico.

« Il y a dans le feu de vie, dans l’appétit de vie, dans l’impulsion irraisonnée à la vie, une espèce de méchanceté initiale : le désir d’Eros est une cruauté puisqu’il brûle des contingences ; la mort est cruauté, la résurrection est cruauté, la transfiguration est cruauté […].
Dans le monde manifesté […] le mal est la loi permanente et c’est qui est bien est un effort et déjà une cruauté surajoutée à l’autre.
Ne pas comprendre cela, c’est ne pas comprendre la les idées métaphysiques. »
(Antonin Artaud, Le théâtre et son double, Paris, 1964)

Complice la risacca del libero parlare telematico, sono sempre più frequenti i rigurgiti illuministici. Il che non stupisce, vista l’origine razionale, categorica, schematica della rete stessa.
E non stupisce del resto che questo Illuminismo (pressoché invariato dai tempi bui dell’Encyclopédie) intessa con la stessa arroganza di allora il pensiero di questo angolo di mondo che chiamiamo Occidente.

Per farla finita col giudizio della luce (IV)

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MANIFESTO ANTI-ILLUMINISTA
distruzione - fase IV - copyright Daniele De Carolis www.danieledecarolis.com
«Il protestantesimo, la dottrina che, con la sua mitizzazione del lavoro e la redenzione attraverso di esso, è stata un propellente decisivo del decollo industriale, e che oggi è la dominante dei Paesi guida dell’attuale modello di sviluppo (in particolare negli Stati Uniti dove negli ultimi anni, con l’interpretazione evangelista che ne è stata data dai neocon, è diventata ancora più radicale), ha avuto la dabbenaggine di considerare il povero un dannato da Dio, mentre il ricco invece è l’eletto. Per cui oggi il povero non è solo povero, è un reietto colpevole di esserlo […].
I Greci, in una situazione simile, reagirono in maniera opposta. Appena fece la sua comparsa, verso il III millennio a.C., quello che viene chiamato il “capitalismo antico” […] portando con sé sperequazioni economiche prima inimmaginabili, le principali scuole di filosofia si misero immediatamente ad esaltare i ‘penes’ e la ‘penia’, il povero e la povertà (Diogene viveva ostentatamente in una botte), avendo ben compreso a quale mare di infelicità e a quali pericoli si andasse incontro se si toglieva alla maggioranza della popolazione ogni motivazione esistenziale»
(Massimo Fini, L’infedele, Venezia, 2005)

Il delirio di pensare ad un uomo “scientificamente” migliore, l’eugenetica, si basa sulla stessa idea di miglioramento ed accrescimento progressivo alla base delle civiltà tecnocratiche ed illuministiche. E per giunta, con la smania di CLASSIFICAZIONE, TECNICIZZAZIONE e SPECIALIZZAZIONE del sapere (le riforme scolastiche degli istituti universitari e medi di tutta Europa negli ultimi 15 anni sono un riflesso di questa situazione) l’Illuminismo odierno acceca la vista dei suoi più competenti adepti, trasformandoli in pezzi di un ingranaggio di cui essi stessi non riescono a scorgere il fine e la ragione profonda.
Una scissione fra le posizioni etiche e quelle scientifiche dà ragione di credere seriamente al rischio di catastrofe genetica TOTALE. L’accidente universale.
Come è possibile, infatti, concepire che un uomo che si trova a manipolare il materiale genetico, il nucleo stesso della vita, non conosca l’insegnamento etico di Socrate o la metafisica di Platone?
Il sapere “sapienzale” è scomparso con l’idea stessa di enciclopedia. Il sapiente ha smesso di esistere con la scusa di una vastità di sapere più estesa e quindi incontenibile nella testa di un solo uomo: il che è un riflesso di come il pensiero occidentale abbia una visione quantitativa più che qualitativa del sapere.

Per farla finita col giudizio della luce (III)

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MANIFESTO ANTI-ILLUMINISTA
distruzione - fase III - copyright Daniele De Carolis www.danieledecarolis.com
Illuminismo che agisce – e storicamente ha sempre agito – con la logica della colonizzazione culturale e politica. Uno spirito di esportazione che parte dal preconcetto che la superproduzione sia buona e giusta e che au contraire le culture che per ragioni strettamente storiche non hanno raggiunto il nostro stesso livello di sviluppo siano di qualità inferiore.
Ecco allora le teorie del neo(con)evangelismo statunitense che associa alla diffusione del cristianesimo lo sviluppo e la prosperità sociale (ipotesi largamente condivisa anche in certi ambienti “laici” ebraici).

Ovunque piombi, lo schema mentale illuminista impone la sua logica idiota. Il bianco ed il nero. Le scatole, le classificazioni.
Un caso esemplare è nel pensiero ebraico del secondo Novecento.
Al di là di quello che comunemente si creda, infatti, se esiste una “questione ebraica” al mondo, essa è stata ampiamente sollecitata non dall’ortodossia religiosa ma dalla corrente razionalista, tecnocratica, illuministica del pensiero ebraico contemporaneo: il movimento sionista.
E del resto furono proprio gli ortodossi ebrei a sollevare le perplessità maggiori alla nascita del movimento politico finanziato dai Rothschild.
Apparentemente, infatti, (ma qualcuno potrebbe dare diversi lumi) per l’ebraismo ortodosso il regno di Israele si ristabilirà all’arrivo del Messia e nulla si può fare – se non adempiere ai doveri religiosi – fintanto che questi non sia giunto.
In questo caso l’ortodossia è molto più pacifica del suo speculare illuminista.

Ed ancora, nella Francia odierna, la decisione laica ed Illuminista di evitare qualsiasi segno religioso nelle strutture pubbliche rappresenta l’ennesimo scarico di responsabilità rispetto al riconoscimento delle differenze.
Dire infatti che nessuno può indossare i segni della propria religione all’interno delle strutture pubbliche ed educative dello stato laico vuol dire infatti aggirare una necessaria e problematica educazione alla differenza.
Se la libertà può essere possibile soltanto nel riconoscimento delle differenze come può pretendere di educarci alla libertà un pensiero che ha paura della compresenza delle differenze?
In altri termini: la cancellazione di qualsivoglia segno di differenza religiosa in seno alla scuola è tutto il contrario di una sana educazione alla diversità. È un igiene del pensiero. E ricordiamoci che nella medicina occidentale si pensa di curare il male eliminando una causa esteriore (o, peggio, una conseguenza) creando spesso molti più disturbi al paziente di quanti non siano i giovamenti.

Per farla finita col giudizio della luce (II)

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MANIFESTO ANTI-ILLUMINISTA
serie delle distruzioni - copyright www.danieledecarolis.com
Da un punto di vista strettamente semantico è l’intelligence, la facoltà di “intelligere”, la forza razionale, ad autorizzare il conflitto. Era l’intelligence che lo diceva. L’intelligenza parla. Il corpo risponde.
Razionalità a base DISTRUTTRICE e nucleare contro un nemico inerme e che ha perso in partenza, nelle regole del gioco e nella sostanziale inferiorità tecnologica e numerica.
A differenza di tutte le guerre a memoria d’uomo quelle odierne sono guerre “anti-etiche” benché celino le proprie intenzioni dietro al tema – sempiterno nel colonialismo – del miglioramento del sistema politico ALTRUI e dunque del miglioramento dell’etica dell’altro-da-sé.

A questa guerra antietica corrisponde la contropartita del terrorismo, unica risorsa pratica, ma ancora una volta immagine, segno, linguaggio: frammentazione della guerra in CLUSTER o “cellule terroristiche”: CELLULE IMPAZZITE. Il sistema imperialista replica insomma sul proprio corpo geopolitico la malattia che maggiormente affligge le civiltà postindustriali: IL CANCRO.

Il terrorismo è la reazione naturale, crudele, di chi se applicasse le regole della “guerra virile” non avrebbe la minima speranza neanche di salvare la popolazione civile.
L’attacco DE-localizzato di chi – premendo un pulsante a Washington per far esplodere Teheran – non si assume neanche più la responsabilità della propria presenza fisica sul campo di battaglia finisce col de-LOCALIZZARE anche il nemico.

Se la manipolazione della realtà nell’antichità era demandata ad un qualcosa che aveva a che vedere con la mistica e con la metafisica – cioè i culti e le religioni – oggi abbiamo il problema che la manipolazione della realtà è allo stesso modo (e con le inevitabili amplificazioni tecnologiche) totale, ma esclude ogni anelito al trascendente, in quanto questo anelito non è semplicemente contenuto nel fondamento primo del nostro pensiero occidentale: l’Illuminismo.

Del resto l’Illuminismo trascura per definizione l’essenza spirituale dell’uomo proclamando una libertà, una parità e un’uguaglianza a ben vedere ristrette ad un ambito squisitamente economico, dando per inteso che l’esistenza libera nell’ambito economico sia una esistenza libera tout court.
La felicità si può comprare, è un diritto, è per tutti, è a buon mercato, purché la si possa pagare.
Coloro i quali l’Illuminismo ha letteralmente annientato non erano in grado di pagare con giusta moneta la propria libertà: i ceti poveri durante la Rivoluzione francese, gli indiani d’america, gli afroamericani.

Per farla finita col giudizio della luce (I)

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MANIFESTO ANTI-ILLUMINISTA
copyright www.danieledecarolis.com

Un problema religioso fra oriente ed occidente non esiste.

Finché non ci convinceremo di questo dato elementare il conflitto fra est e ovest e fra nord e sud del mondo non verrà mai riportato alla sua realtà, e cioè ad uno scontro che possiamo agevolmente riconoscere in fenomeni simmetrici e vecchi più o meno cinquecento anni: Colonialismo ed Imperialismo.
Due VIRUS ideologici che più o meno a partire dal 1600 (a ridosso cioè dei primi sintomi della civiltà moderna occidentale) hanno pensato di poter rappresentare il giusto ed il migliore su scala globale, traslando in politica l’idea della prospettiva ottica centrale inventata nel Rinascimento.
Un unico punto di vista. Ed il mondo a girare intorno.

Per di più oggi la religione ha perso il ruolo di “persuasore occulto” che gli si assegnava in certi conflitti dell’antichità. Nel nostro mondo la religione è stata sostituita dai teleschermi, molo meno impegnativi e molto più convincenti di qualsiasi sacerdote instrumentum regni.
Qualche passo insomma da Spinoza in poi è stato fatto, il media è cambiato, il risultato è lo stesso.
Abbiamo inventato un nuovo misticismo laico, fatto di feticci e fantocci fluorescenti, nuova idolatria magnetica, luminescente, virtuale.
Cosa avrebbe pensato Platone dei nuovi simulacri, se alla sua epoca riteneva sufficiente l’arte per un abbandono della verità?
Cos’è il infatti VIRTUALE se non il definitivo allontanamento dalle idee, l’irreversibile abbandono del Iperuranio, mondo delle idee metafisiche?
Il simulacro ha oggi sviluppato una forza di persuasione prima imprevedibile, e nel giro di qualche anno decisamente più capillare.
L’intervento delle nuove tecnologie nella comunicazione aumenta la circolazione della menzogna. E la menzogna diventa vera in modo direttamente proporzionale al numero di bocche che la pronunciano.

Basti un esempio fra tutti, il più scontato. La guerra in Iraq, dove le mai scoperte armi di distruzione di massa – tema centrale di chi era in favore di un attacco a Saddam – si sono trasformate nella bocca stessa di Tony Blair in una vulgata di poco conto, in una informazione sbagliata finita nelle mani dell’intelligence.
Uno dei principali promotori del conflitto iracheno e partner privilegiato degli Stati Uniti nella missione di liberazione del medio oriente smonta la teoria centrale alla base del conflitto, eppure le reazioni politiche a questo dato di fatto sono state nulle.
Nel contemporaneo i fatti non ci consegnano una interpretazione ed una rilettura dei fenomeni del passato. E ben presto con la centralizzazione delle basi dati del sapere a livello globale saremo in grado, come in 1984, di modificare il passato in funzione del presente.

La maladie de l’œil

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la maladie de l'oeil
Œil, occhio, ojo. Du latin, oculus « organe de la vue », mot qui désigne aussi tout objet en forme circulaire comme les dessins sur la queue d’un paon, les bulbes, les tache sur la peau des animaux et sur les fourrures.
L’œil se caractérise linguistiquement surtout avec sa forme, son utilisation figurées n’existant que pour définire une forme analogue à l’œil : curieusement les fonctions liées à l’activité de voir ne semblent pas être prioritaires de ce point de vue. Donc la fonction principale de l’œil reste de quelques façons caché par rapport à l’emploi de la parole dans le langage.
Le mot « oculus » – d’où comme on vient de dire les langues latines ont dérivé les respectives formes modernes – a une racine indo-européenne en iksate « il regarde » ; telle racine figure dans les adjectifs latins en –ox comme ferox ou atrox, qui expriment un excès, quelque chose de remarquable.
La mutation du mot dans les différentes langues est fortement conditionnée par les croyances attachées au mauvais sort transmis par l’œil : le « mauvais œil » “pratique” magique qui en italien s’exprime par un seul mot, « malocchio ». Dans l’Avesta, le nom correspondant à l’ancienne forme neutre de la racine, avec élargissement en « s » désigne l’œil des êtres malfaisants. En vieux perse l’œil est nommé (h)u-čašma, littéralement « bon œil ». Chez les Grecs on a même volontairement altéré le mot en arrivant à « ophthalmos » ; chez les Irlandais le nom originaire de l’œil (considéré de mauvais augure) par celui du soleil « sùil ».
Il est à cause du même effet de tabou que dans les langues latines on n’utilise pas de mots dérivés de l’organe de la vue pour exprimer l’idée de voir, qui se rapporte plutôt à l’activité de la connaissance (« voir ») ou bien à l’observation analytique et narrative ( « inspecter » , « spectacle » ). Et du reste les formes de vision dérivées du mot œil (français : « œillade », italien : « oeillade » mais dans cette dernière langue encore plus évident en « occhieggiare », « lorgner ») ont une forte connotation négative.
Il se passe (et s’est passé) souvent chez les populations primitives (par exemple chez les Lakotas) que les membres des tribus, familles ou groups sociaux se refusent d’être pris en photographie, étant cette technique une sorte de redoublement de l’œil, sa reproduction de la réalité étant plus proche à la vision qu’à la représentation (qui est toujours une activité d’expression).
La valorisation de la vue comme activité de reproduction concrète et sérielle d’abord du monde et après de l’existence même des individus est un phénomène des époques récentes de notre coin de la planète.
Du reste chez beaucoup de civilisations (et – d’après notre petite excursion étymologique dans l’ancien occident aussi) l’œil a été considéré comme le plus facile des sens et pour cette raison le plus trompeur entre eux, d’où la nécessité de développer les autres dont les capacités de connaissance de l’environnement sont tout à fait extraordinaires.
Notre civilisation, la plus aveugle de l’histoire de l’homme, a mis l’œil au centre de sa culture.