terremoto

scritto giovedì 26 ottobre 2006 alle 09:53

saluto la mia donna in una mansarda.
siamo distesi. Scatto una foto alla sua migliore amica. verso il basso.
Giungo in una casa. é di un uomo. La presta a me perché conosco una sua amica.
La sua amica arriva.
Vivremo insieme.
Una sera ho anche un ospite. Una donna. Arriva e non cena, anche se dovrebbe.
Vuole solo il caffé, ed io le parlo al presente, consapevole di essere in un futuro ipotetico.
sensi sottosopra

Ma esco quasi subito sul lungomare. Dove vivrò per sempre. In una casa di cui conosco solo il salone.
Una casa vecchia del litorale laziale. Con giardino e piastrelle anni ‘60, ma proprio davanti un lungomare californiano. Anche se ombroso e grigio e forse invernale.
Scatto una foto.
Scatto una foto.
Ed un terremoto ci sorprende tutti.
L’asfalto davanti a noi è un serpente che odeggia fra la sschiuma del maremoto.
Una folla ci cammina sopra, sospinta dal moto ondoso del terreno, come surfisti dalle onde dell’oceano.
Scatto una foto.
La macchina fotografica rimane a disposizione dei passanti. Che vogliano riprendere la terra sottosopra.
Nessuno la ruba.
Nessuno ha paura. Ed io neanche.
Dal giardino alla casa, dalla casa al giardino.
Andata e ritorno. Andata e ritorno.
E Gildas, alla fine, mi chiede di che colore io voglia la mia bicicletta.

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