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2 risposte a “deserto”
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ciao, mi piace molto il tuo blog italo-francese, mi piace l’idea di leggere passeggiate per Parigi, mi piace l’idea delle topografie. Da chi l’hai presa, Perec, Augé, De Certeau?
Io sono una grande ammiratrice di De Certeau, è uno dei miei punti di riferimento intellettuali. Ti seguirò :-)
Cicerone e l'arte retorica.
Il movimento nella testa come movimento in una topografia mnemonica.
La mente si fa geografia. Il tempo diventa spazio occupato da scene teatrali. Il mito affiora dall'inconscio.
Il sangue e la crudeltà sono collanti indistruttibile dell'immagine.
Un supporto spaziale per il pensiero.
Il retore cammina dentro sé stesso. Apre i cassetti come nel teatro di Giulio Camillo Delmino.
L'uomo è in piedi nel teatro del suo io.
Guarda. Ricostruisce i capi del discorso.
Locis significanti.
E' una presenza in sé stesso. E questa presenza scopre il tragitto sulla tabula rasa dell'anima.
Memoria come universo onirico dell'esperienza.
Immagineremo coricato in letto l'uomo di cui si tratta [...]. E accanto al letto collocheremo l'imputato con una tazza nella destra, tavolette nella sinistra e nell'anulare della mano sinistra i testicoli di un caprone. In questa guisa avremo nella memoria l'uomo che è stato avvelenato, i testi e l'eredità.
(Ad Herennium III, XXIII)
La memoria si abbandona nella rete. Nel momento in cui il luogo non offre più il suo supporto.
Nel momento in cui l'immateriale prevale e le geografie interiori spariscono.
In questo momento.
L'uomo perde la memoria. Perde il discorso. Perde coscienza di sé.
L'uomo è schiavo.
Esercizi di memoria.