Allah, Google, i pescivendoli [I]

scritto giovedì 20 marzo 2008 alle 02:00

streetbière - photorights artMobbing @ rk22.com
La notte ai tre fratelli è stata.
Nel senso che è passata.
Mi stringo nel saccoletto. E non so dove sta il nord e dove il sud.
Anche perché in barba alla persona geografia di Parigi da questa parti quando si va a sud si sale e quando si va a nord si scende.
Dice: e allora?
Allora nella precipua geografia di questa città quando sei a nord e scendi la discesa di solito vai al centro.
Quando sei ad est e scendi la discesa.
Lo sai: vai al centro.
Qui no.
Perché poissonniers contorna la collina di montmartre e si lascia dietro una discesa, fino al peripherique.
Per cui, se applichi il principio della discesa ti trovi a fare il viados sul raccordo anulare.
Oppure ti deprimi semplicemente.
Oppure non sai più tornara a casa.
Ora però non cado più nella piège.
(e ce ne è comunque voluto di tempo, e ce ne sono voluti comunque di amici nel diciottesimo)
Ora però non so neanche dove sto io.

Alle 13.00 i rumori dello chateau rouge sono come morbidi.
Rumori molli.
Faticano ad uscire dalla foschia.
E da questo freddo.
Si incollano al nulla.
All’aria.
Non ti lasciano respirare.
Si incollano alle pietre delle case. Ed al pavé, che così non riesce ad asciugarsi.
Il pavé in questo budello stretto della rue poissonniers è sempre viscido.
La notte è viscido di alcool e vomito.
La mattina è viscido delle pompe ad acqua di propreté paris.
Il pomeriggio è viscido delle scorze e degli ortaggi che
le negre
rotonde
di queste parti
vendono

per la strada.

Come fossimo in africa.
Che vendono?
Cazzo non lo so.
E’ come una foto persa.
Ci puoi girare e rigirare intorno. Non la riavrai mai.
Perché il tempo non torna.
Dice: ma a Poissonniers ci torni quando ti pare e chiedi.
Si, risponde, ma non sarà più la stessa cosa.
Ed ora io vorrei avere parlato con una di queste uova nere che se ne stanno dal primo pomeriggio al freddobuio della notte a vendere.
Il bello è che vendono davanti agli occhi dei fruttivendoli.
Davanti agli occhi di chi ha un negozio.
Non si capisce neanche se facciano concorrenza.
Il negozio non ha gli stessi frutti loro?
Allora perché non li vendono al negozio?
Il sacco nero di plastica arrotolato davanti.
Un coltello per giocare.
Sembrano vecchie e bellissime e rotonde e grasse puttane in attesa dei clienti.
Ed invece vendono delle specie di melanzane nere.
Melanzane nere e basta.
Non hanno niente d’altro, se non le parole con cui empiono questo budello fino in cima. Fino ai tetti della rue poissonniers.
Tanto per farsi caldo.
Tanto per farci dimenticare Parigi.
E pensare che io non mi ricordo neanche dove sto dormendo.
Oddio. Pensare che non mi ricordo neanche dove sono.

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