arresto del movimento
scritto giovedì 7 giugno 2007 alle 00:28
Comprare il biglietto per un concerto. Il desco di lavoro si popola di presenze magnetiche ed in movimento. Attrazioni fluorescenti.
La pubblicià entra negli interstizi del lavoro, dell’amore, dell’amicizia. Internet. Contattare il mondo in un microsecondo. Attraversare i gangli che ci dividono dalla realtà. Maglie nervose che ci tengono in rete.
E la realtà che si riprone in forma di acquisto.
Non si può resistere.
La toile è rapida.
Cinque minuti per ricaricare la carta di credito.
Altri dieci per l’acquisto in linea.
Qualcosa va sempre come non dovrebbe.
L’incidente è sempre dietro l’angolo.
Clicchi, procedi. Il cestino si riempie e si svuota. La password è perduta. L’email non è ricevuta. La casella registrata non esiste più.
Inizia la scalata.
Telefona alla FNAC che ha preso i tuoi soldi, gettandoli in un limbo virtuale, una sospensione in cui potrebbero fare il giro del mondo. In cui potrebbero passare nelle mani di un brooker newyorkese o acquistare un obiettivo fotografico in hong kong.
La FNAC non trova la transazione.
Telefona alla banca.
La tua banca trova la transazione e l’ha già accuratamente messa da parte, divisa dall’ammontare di bit spendibili.
Dov’é la sede della FNAC più vicina?
Internet, ancora.
Cercala. A rischio di non trovarla. A rischio di imprecare se manca la mappa. Altri cinque minuti.
Dov’é la via?
Internet.
Altri cinque minuti alla ricerca dell’indirizzo che si nasconde alle leggi dell’alta accessibilità.
Corri alla FNAC. Spera che il rapporto diretto con il tuo venditore abbia un effetto.
Ma lo sguardo della cassiera è vitreo.
La carta non passa.
Il numero non torna neanche lì.
E allora scrivi una email al centro assistenza per sapere che fare.
Ti daranno comunque il biglietto che HAI GIA’ PAGATO?
No.
La legge di dio è la legge del terminale.
Il numero non torna. La sigla deraglia e non quadra.
Ti senti un ladro.
L’oscillazione metallica delle frequenze sonore registrate al centralino.
venti minuti di attesa la telefono.
Prezzo (tutto ha un prezzo. Il tuoi cuore ha un prezzo per costoro?): 0,13 centesimi al minuto.
Oltre alle spese di prevendita del biglietto, bien sur.
Ed il consiglio di richiamare.
L’aria era fresca quel giorno. Sarebbe bastato inforcare la bici.
Qualcuno può fare un calcolo del tempo totale? Abbondando un po’, giacché le misteriose avventure dell’internauta possono essere anche peggiori.
Spostare gli oggetti. Tenere fermi gli uomini.
Quale mente malata può concepire un tale progetto?
Quali menti malate possono accettarlo?
Sarebbe bastato inforcare la bici.
Allungare un po’ per la rue faubourg du temple. Deviare prepotentemente a sinistra, sul cammino verde. La pista ciclabile, fino alla bastiglia.
Legare la bici.
La brezza sui peli delle braccia.
I biglietti sono lì, appena un metro sotto terra, nei sotterranei della musica.