Esercizio di memoria. Topografie. [parte I]
scritto giovedì 8 febbraio 2007 alle 14:22 Escodallosquatdiruestdenis.
Passando per la rue d'echiquier. Raggiungo la rue St. Denis.
Appena a sinistra, rue d'Enghien, un capanello.
Mi fisso come imbambolato. Sans papier. Striscione nero. Scritte bianche.
Rue d'Enghien è una via abbandonata al suo destino. Uno strano misto di disinteresse municipale, noncuranza poliziesca e convivenza più o meno pacifica.
Percorrendo la strada dando le spalle all'arco di St. Denis dopo quattro boutiques telefoniche (gestori scortesi, immigrati loschi al telefono) si entra nell'ombra di vecchi palazzi. Visto dal satellite questo scorcio di Parigi compreso fra la gare du nord, il grand boulevard e la rue Sebastopol sembra una specie di pelle di serpente. Ogni tetto in ferro una squama.
In particolare questo quadrilatero sembra condannato al destino che ha sempre avuto, ovvero di "porta", ingresso dal nord nel cuore dell'isola della città. Mercato dello spettacolo nel Rinascimento, giacché vi si organizzavano le aste per l'attribuzione dei pubblici giochi e spettacoli. Essendo la rue St. Denis la via nella quale il re entrava par prendere possesso della capitale. Fauxbourg appena al di fuori della cinta muraria. Un "di fuori" nel quale trovavano riparo i derelitti i mercanti e gli attori.
Nel XVII secolo questo ruolo "geopolitico" nel contesto urbano ebbe anche il suo compimento architettonico, con la costruzione dell'arco di St. Denis. Il centrale della serie di tre sul boulevard, due dei quali scampati per merito di proteste popolari (proprio come per la Torre Eiffeil e il Canal St. Martin) dalla cancellazione.
Terra di nessuno. Rifugio per pazzi ed alcoolizzati, ed ancora mercato. Comunità africane nere, nordafricane, qualche cinese. La rue de l'Echiquier e quella d'Enghien sono a maggioranza turca.
Due bar ristorante appena più al fondo, sempre provenendo dalla rue Fauxbourg St. Denis, dove loschi traffici avvengono dalle 24 di ogni giorno.
I turchi giocano. Fanno bisboccia. Trangugiano raki. E spesso si picchiano. Sempre per soldi. Quasi mai per una donna.
Una volta il proprietario ha sfasciato con disinvoltura una decina di piatti in direzione di un uomo.
I flics sempre in ritardo. Sempre un po' addormentati.
Una sala da té e libreria radical etnica.
Ma il contrasto vero è appena più indietro, a metà della strada, lussuoso salone con doppia scala scenografica dietro alte vetrine. Marmo.
Salone in nero con guardia del corpo piazzata davanti. Sede di un celebre stilista e gioielliere qualche tempo fa.
Ed in comune con il fumoso salone di fianco, un muro.
Sembrerebbe una sala biliardo un po' losca. In realtà è la sede del partito comunista Kurdo.
Sembrerebbe una sala ricevimenti. In realtà è il centro direzionale della campagna elettorale di Sarkozy.
Da qualche tempo la Rue d'Enghien è diventata il posto più blindato di Parigi.
Sede del centro direzionale del centro-destra francese o sede distaccata del Ministero degli Interni?
E questa è una bella domanda, perché, a giudicare dalle forze schierate in ogni angolo della strada abbiamo un vero fort knokx in piena Parigi.
Il che, se rimane appunto una ambiguità sul piano politico (quale altro candidato può permettersi di allontanare eventuali manifestazioni "anti" di fronte alla sede del suo direttivo politico?) rappresenta un segno preciso, un significante, installato proprio nella topografia della città.
Nel cuore multietnico del centro di Parigi, la sede della UMP. Un accostamento alla capitale dei poveri e dei diseredati?
O al mondo dei sans abris, SDF, clochards, che poco più a nord se ne stanno accampati sulla riva del Canal St. Martin?
Verrebbe allora da chiedersi come mai non direttamente nella banlieu problematica del Nord. Nel centro di un altro St.Denis, il 93, con il Seine davanti.