gelatina & fotoni: ancora arabi [parte III]
scritto mercoledì 11 giugno 2008 alle 09:38
Quello arriva.
Arriva eccome.
La donna mi guarda.
Io le sorrido.
Lei non può fotografare monsieur
diritto all’immagine monsieur, dice quello
diritto all’immagine cancellare cancellare cancellare, monsieur
dice quello
e quella è muta e spaventata
e quella ha gli occhi sgranati, la donnona
occhi sgranati a palla che le schizzano dalle orbite
primitive orbite
simpaticissime orbite primitive perse nell’ignoto di questa insolita tecnologia
sorrido e lo so che ho uno sguardo da coglione
diritto all’immagine
sono sensibile a tutto questo, io, perbacco
perbacco
Perbacco.
Pensate pure che fossero dei primitivi, i nativi d’america.
Ma quando ammonivano lo yankee e gli dicevano
guardati dalla foto
non fotografarci, ma che vuoi, vattene
parlavano dell’anima e del suo furto.
Avevano torto?
Avevano torto?
Lo diresti ancora che avevano torto?
Lo diresti ancora dopo avere assistito per anni al delirio televisivo?
Dopo avere assistito a questa folla di uomini depauperati di anima tutti intenti ad alimentare il proprio alter ego
fluorescente. A duplicarsi a loop nelle frequenze hertziane della sera e poi nei bit lucidi del mattino.
Quando apri yooooooooooooooooouuuuuuuuuuuuuuutube per rivederli.
Quando ti affacci sul mercato dell’immagine che tutto compra e tutto svende.
Non ti viene forse in mente che
!AH!
ad ogni passaggio fotovoltaico del sensore sulle tue vibrazioni quantiche la tua anima non si consumi?
Un pezzo per volta.
Già credi all’uomo smembrato?
Già credi all’uomo che riveste ogni mattina la stessa giacca blu e ripete la sua azione e annulla il tempo.
Già credi nella marionetta uomo, pronta a scattare al minimo impulso del tuo mouse sulla faccia di un lettore
multimediale.
Credi ad un uomo openSource o a pagamento, ma sempre fluorescente. Sempre ripetibile. Sempre contraffatto.
Crediamo già nell’uomo del video? Egli insegna libertà terribili e mette a dormire i tuoi figli.
Crediamo già che il tempo si ripeta?
Credevamo all’eterno. Ne creammo uno.
Volatile.
E comunque se è per questo i miei simpatici compagni della rue faubourg du Temple non è che fossero proprio del
tutto insensibili alla tecnologia. Anzi. Talmente tecnologici che si aspettavano un digitale da fast food da
guardare, misurare, valutare e cancellare direttamente da un pulsante della macchina.
Ed io sempre col mio sorriso da imbecille stampato al centro del viso mostro loro il dorso della macchina e dico
non posso cancellare
non posso vedere
sono un cieco al bianco e nero
la tua immagine non esiste ancora in nessuna memoria
la memoria inizia quando svelerò l’immagine latente
per ora la fascia mossa della tua figura è latente
è una rete
chimica
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