l’ambiente? una sfida industriale (parte III)

scritto mercoledì 2 luglio 2008 alle 23:35

broceliande II - copyright artMobbing @ rk22.com
Ed allora l’emergenza ambientale, in questo sistema che tutto ingloba e tutto rende complementare a sé, è una sfida industriale.
NON ne va della sopravvivenza degli abitanti del mediterraneo o della Birmania, NO, ne va soprattutto della resistenza dell’industria e della conservazione (e dell’ampliamento) di specifici stili di vita.
Ne va della crescita.
E l’ambiente diventa prodotto vendibile.
La tecnologia si schiera a suo favore per salvarlo.
E magari ci riuscirà anche, perché nella sfida ambientale è in gioco lo sviluppo, quello stesso sviluppo che fa rima con tecnologia.

Nanoparticelle puliranno sangue e tessuti umani dal PCB che vi si è depositato.
Nuovi filtri per le nostre antiquate vetture a combustibile fossile impediranno il rilascio di carbonio e anidridi nell’aria.
Un motore perfetto, pulito, all’idrogeno, emetterà solo qualche litro di vapore acqueo per portarci da Monaco a Mosca.
Le case produrrano energia autonomamente, grazie all’aiuto di speciali vernici in grado di convogliare l’energia solare direttamente nel forno a microonde.
Città coimbentate in grado di produrre metano e concime.
Altre città che respingono il carbone sotto la terra, avvalendosi di piante geneticamente modificate, in grado di assimilare anidride carbonica e di stoccarla da qualche parte, nel citoplasma cellulare e poi nella terra.

Una tecnologia che costi il meno possibile per la collettività e che si sviluppi in rapporto simbiotico con il nostro environnement.
Tecnologia trasparente, e sempre più necessaria. Se la sfida dell’ambiente verrà risolta di peso dalla tecnologia l’uomo avrà con essa un rapporto ancora più simbiotico.
La tecnologia sarà sempre più biologica, nel senso che si costituirà come sostegno al naturale meccanismo dell’evoluzione.
E’ questa la spinta ultima e definitiva: una tecnologia che si sviluppi in seno ed in qualità di ETICA.

Ma bisogna pur sempre considerare che gli scopi della tecnologia non sono gli stessi dell’ecosistema.
La tecnologia non tollera adattamento e non prevede vie di uscita secondarie: essa marcia in linea retta (per buona pace della serendipidità) e non può accettare dietrofront.


Ogni processo tecnologico è irreversibile: e la tecnologia è sempre in moto per trovare soluzioni che risolvano e favoriscano (RISOLVANO E FAVORISCANO) il suo avanzamento.
Il principio che la informa è la velocità.
Il mondo che la tecnologia immagina oggi è un mondo sostenibile.
Ma soffermiamoci un secondo sul concetto di sostenibilità.
Cosa significa sostenibilità?

Si sostiene qualcosa che è pesante. Si sostiene una pianta di pomodori che abbiamo obbligato a svilupparsi in verticale e che per questo si espone maggiormente al sole producendo una massa di frutti ben superiore alla capacità naturale di carico del suo fusto. Si creano legacci e corde. Poi quando la sostenibilità primitiva non è più sufficiente si cambia il terreno e lo si rende più solido, si modificano le radici e se ne incrementa la profondità.

Si sostiene un consumo sproporzionato, perché un consumo normale è lento ed orizzontale e non ha bisogno d’essere sostenuto da nessuno.

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