L’Etica. In Politica?!
scritto domenica 8 aprile 2007 alle 00:47
Sembra sbalorditivo per un italiano, al di là del vizio esterofilo della maggior parte della popolazione del belpaese, che in una nazione di poco vicina il dibattito intellettuale abbia ancora una qualche forma e consistenza e che i suoi riflessi si facciano anche intravvedere sulla stampa, in merito alla politica nazionale.
Dalle parti di place Gambetta due giorni fa distribuivano volantini della destra che pretendevano il riscaldamento climatico essere una menzogna della quale non tener conto alle prossime elezioni. Alle elezioni, in Francia, si parla anche di questo, ed il cambiamento di presidente è visto come una possibile influenza a livello internazionale su questioni di carattere mondiale.
Questo "gallocentrismo" offre il giusto pathos al dibattito consentendo se non altro di sviluppare una riflessione matura ed attiva sulla società e di contestualizzare il fatto politico interno.
Sarà forse l'attitudine francese ad identificare il pentagono (da queste parti il paese di Marianne si chiama così) con tutto il mondo, allora, ma il dibattito intellettuale da queste parti sembra esistere ancora.
E' il caso di un curioso articolo di Michel Onfray comparso il tre aprile fra le trame digitali del Nouvel Observateur ed intitolato "Le cerveau d’un homme de droite. Portrait de Nicolas Sarkozy".
Sebbene possa essere discutibile una fenomenolgia del reale totalmente basata sulla psicanalisi, come è quella del filosofo francese, Onfray arriva ad usare questo strumento per una analisi minuziosa del candidato.
L'articolo è la cronaca dell'incontro (commissionato da Philosophie magazine) fra i due, e vi vediamo Onfray impegnato ad estrapolare la consistenza etica e l'attitudine politica del candidato dell'UMP non da una serie di domande soltanto, ma dall'evento intervista, dall'incontro e dall'interpretazione gestuale.
Ne emerge una immagine in bilico fra aggressività e buonsenso. La forza della determinazione ed una freddezza a tratti idealista campeggiano in primo piano.
Traduciamo un passo:
[Io e Nicolas Sarkozy] intavoliamo una discussione sulla responsabilità, quindi sulla libertà, quindi sulla colpevolezza, da cui i fondamenti della logica della disciplina: la sua. Nicolas Sarkozy parla di una visita fatta nel carcere femminile di Rennes.
Abbiamo lasciato la politica dietro di noi.
Da allora non è più lo stesso. Essendo diventato uomo, sbarazzatosi degli orpelli del suo mestiere, fa il gesto del pugno chiuso sul lato destro del ventre e parla del male come di una cosa visibile, nel corpo, nella carne nelle viscere stesse dell'essere.
Credo di capire che pensi che il male esiste come entità separata, chiara, metafisica, oggettivabile alla maniera di un tumore, senza relazioni con il sociale, la società, la politica, le condizioni storiche. Gli pongo una domanda per verificare questa convinzione: in sostanza egli pensa che nasciamo buoni o malvagi e che tutto sia già regolato per natura.
In questo momento percepisco la metafisica della destra, il pensiero di destra, l'ontologia della destra: l'esistenza di idee pure senza una relazione col mondo. Il Male, il Bene, i Buoni, i Cattivi [...]. Tutto è deciso dal destino o da Dio, se lo si preferisce. Così il Militare, la Guardia, il Giudice, il Soldato in faccia al Criminale, il Nemico, il Contravvenente. Logica di guerra che vieta ogni pace possibile, un giorno.
Idealismo e destra nazionale.
Ed al di là delle posizioni parziali del filosofo, quello che fa riflettere l'occhio dell'italico straniero è la logica della politica ancora legata in qualche modo all'etica. Che poi vuol dire legata alla vita: una prassi dell'azione sociale come manifestazione di convizioni e visioni del mondo.
In Italia il dibattito delle politiche si è concentrato per lo più sul becero giustizialismo e sulle reciproche accuse di sfaldamento fra i due schieramenti.
Sull'insulto e sulla chiacchiera. Facendo presagire quella che oggi è la prassi parlamentare dalle nostre parti.