Parigi, la Francia, le presidenziali

scritto domenica 1 aprile 2007 alle 16:21

Nella Francia delle presidenziali, nella Francia delle elezioni sul filo del rasoio, dei dibattiti alla televisione e dell'inizio della politica mediatica (ma con molta più attenzione che dalle nostre parti). Nella Francia dell'indecisione totale, in cui le numerose free press distribuite nei mezzi pubblici e nel labirintico metro parigino sfornano sondaggi contrastanti e contradditori.
In questa Francia accade che la Polizia presidi la strada che ospita il centro direttivo della campagna presidenziale dell'UMP e che il presidio si estenda a tutta la citta, in una cappa di sadica tensione che ha il sinistro aspetto del giustizialismo dei palotini di re UBU.
C'è lo stesso quoziente di idiozia nelle operazioni della milizia di Sarkozy che lascia le racails indisturbate mentre carica i passeggeri del metro. La stessa illogicità spietata degli émeuts animati dalla violenza delle racailles.
Quoziente di idiozia e – sebbene Parigi non sia tutta la Francia – una capitale che somiglia ad una polveriera. Sarà il carattere della città, storicamenta abituata alla violenza come esplosione improvvisa ed irritante. La rivoluzione Francese. La resistenza delle esperienze comunarde.
Città di émeuts, Parigi vive la sua condizione anche nel contemporaneo.
Al punto che vediamo martedì 27 marzo un episodio impressionante. Alla Gare du Nord qualcuno non paga il biglietto e viene bloccato dagli agenti di controllo. Ora, questi agenti di controllo pare avessero uno strano prurito sulle mani, tanto da indignare il capanello di viaggiatori presenti. L'intervento di qualcuno contro le guardie è bastato a far esplodere le violenze e a far arrivare alla stazione le forze dell'ordine in assetto antisommossa.
Da lì il panico. Viaggiatori bloccati sulle banchine fra l'RER (il treno leggero), la stazione, il métro. Le racailles che impazziscono e saccheggiano le boutique sotterranee. Alcuni negozi sbarrano le vetrine. Altri diventano il rifugio dei passeggieri.
Alcuni, molti, vengono saccheggiati.
La polizia fa cordoni e carica tutto e tutti, ma non interviene quando ha sotto agli occhi episodi di rapine ai danni dei passanti.
Il caos.
Martedì 20 marzo la direttrice di una scuola nel XIX arrondissement, parte cinese di Belleville, si è opposta alla polizia assieme ad alcuni genitori indignati. I poliziotti attendevano all'uscita di scuola i genitori irregolari, i sans papier. L'insegnante è stata messa in "garde à vue" per sette ore. Forse per aver negato i valori della Repubblica.
La logica del ricatto e l'impressione che si tocchi il diritto alla scuola e all'integrazione dei bambini stranieri, hanno provocato la sollevazione degli insegnanti di tutta parigi.
Le scuole materne ed elementari hanno appeso striscioni di solidarietà dipinti dai bambini. "Sarko" minimizza.
Così come aveva minimizzato l'esplosione delle violenze nelle banlieu nell'ottobre del 2005.
L'anno passato, agli Invalides, le manifestazioni virulente contro il famigerato CPE, il contratto di primo impiego (simile, ma ben più garantista per il lavoratore, ai nostri co.co.pro.), hanno scatenato una vera guerriglia di strada fra le alte torri moderne di uno dei comuni più ricchi di Francia.
E poi i disordini a place Nation in aprile dove un sindacalista è andato in coma e dove appena una settimana prima le racailles avevano saccheggiato i manifestanti sotto gli occhi delle forze dell'ordine.
La logica dell'ordine ferreo a tutti i costi è una delle cause di questa aumento incontrollato delle tensioni sociali. E ciò che è paradossale è che la sicurezza è uno dei punti principali della campagna presidenziale dell'UMP.
Mr. R – rapper non troppo noto fra i giovani bianchi parigini, ma giunto agli occhi dell'establishement della stampa nazionale ed internazionale, a causa di una sua canzone assai irreverente in cui la Repubblica è paragonata ad un regime – rende bene l'atmosfera: nei suoi album sputa su tutto e tutti, parla di solidarietà e della necessità di una integrazione concreta, sul piano sociale e lavorativo. La miseria non può più esistere in un paese civilizzato: e la sovversione non è dett oche sia una alternativa da scartare. Rien a foutre.
Ecco fatto, Paris. La protesta monta con una virulenza in Italia sconosciuta. Se pure l'UMP uscisse vittorioso da queste elezioni ben più incerta sarà la realizzazione dell progetto di riforma del mercato del lavoro che ha in mente Sarkozy.
A giudicare da quanto successo l'anno scorso le resistenze dell'ile-de-france saranno impressionanti.
12.000.000 di abitanti censiti. Un polo di attrazione e centrifugazione irresistibile per la popolazione francese che fa reagire i gangli del paese con energia.
Le intenzioni della nazione viaggiano spesso in senso in verso alle intenzioni della capitale, se Le Pen – nel 2002 – si trovò di fronte a due milioni di manifestanti solo per essere passato al primo turno con Chirac: ovvero, Parigi protesta e si solleva anche contro "il volere popolare" cui si fa spesso appello anche in Italia.
Se sarko avra la Francia, forse, dovrà essere disposto a perdere il controllo di Parigi.

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2 risposte a “Parigi, la Francia, le presidenziali”

  1. Mary scrive:

    I francesi hanno il Tour, noi il Giro. Hanno la Grandeur, noi il made in Italy. I francesi hanno lo champagne, noi lo spumante, loro sono snob, con il naso all’insù, noi caciaroni del “volemose bene”… loro sono arrivati alla quinta repubblica, noi siamo fermi tra la prima e la seconda. Italia-Francia, sempre in competizione. Un amore-odio antico per due Paesi incerti sul futuro: Francia e Italia sono le nazioni più infelici ed insoddisfatte d’Europa.
    Le elezioni presidenziali segnano uno stacco dal passato. Sarko o Royal, un cambio generazionale della politica. I cinquantenni. Da noi ancora sulla carta. In altri paesi c’è stata una infornata di giovani, da Zapatero alla Merkel.

  2. artMobbing scrive:

    L'italica gerontocrazia. Appena ieri il dibattito fra i due candidati alla presidenza francese.
    In Gallia accade che un filosofo faccia polemica ed opinione politica.
    In Francia accade che destra e sinistra si tengano testa a partire da due visioni del mondo opposte e ben precise.
    E che il dibattito si occupi di temi aperti alla politica globale.
    Nucleare. Inquinamento. ONU. Darfur.
    Quasi surreale, per un occhio italiano, come i due si siano soffermati, accalorati, attaccati, su questioni sociali come gli handicap nelle scuole.
    E questo, a prescindere dai risultati, fa la salute di un sistema politico.

    Di cosa abbiamo parlato in Italia, a destra come a sinistra, prima delle elezioni?

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