Per farla finita col giudizio della luce (II)
scritto martedì 10 luglio 2007 alle 00:27MANIFESTO ANTI-ILLUMINISTA
Da un punto di vista strettamente semantico è l’intelligence, la facoltà di “intelligere”, la forza razionale, ad autorizzare il conflitto. Era l’intelligence che lo diceva. L’intelligenza parla. Il corpo risponde.
Razionalità a base DISTRUTTRICE e nucleare contro un nemico inerme e che ha perso in partenza, nelle regole del gioco e nella sostanziale inferiorità tecnologica e numerica.
A differenza di tutte le guerre a memoria d’uomo quelle odierne sono guerre “anti-etiche” benché celino le proprie intenzioni dietro al tema – sempiterno nel colonialismo – del miglioramento del sistema politico ALTRUI e dunque del miglioramento dell’etica dell’altro-da-sé.
A questa guerra antietica corrisponde la contropartita del terrorismo, unica risorsa pratica, ma ancora una volta immagine, segno, linguaggio: frammentazione della guerra in CLUSTER o “cellule terroristiche”: CELLULE IMPAZZITE. Il sistema imperialista replica insomma sul proprio corpo geopolitico la malattia che maggiormente affligge le civiltà postindustriali: IL CANCRO.
Il terrorismo è la reazione naturale, crudele, di chi se applicasse le regole della “guerra virile” non avrebbe la minima speranza neanche di salvare la popolazione civile.
L’attacco DE-localizzato di chi – premendo un pulsante a Washington per far esplodere Teheran – non si assume neanche più la responsabilità della propria presenza fisica sul campo di battaglia finisce col de-LOCALIZZARE anche il nemico.
Se la manipolazione della realtà nell’antichità era demandata ad un qualcosa che aveva a che vedere con la mistica e con la metafisica – cioè i culti e le religioni – oggi abbiamo il problema che la manipolazione della realtà è allo stesso modo (e con le inevitabili amplificazioni tecnologiche) totale, ma esclude ogni anelito al trascendente, in quanto questo anelito non è semplicemente contenuto nel fondamento primo del nostro pensiero occidentale: l’Illuminismo.
Del resto l’Illuminismo trascura per definizione l’essenza spirituale dell’uomo proclamando una libertà, una parità e un’uguaglianza a ben vedere ristrette ad un ambito squisitamente economico, dando per inteso che l’esistenza libera nell’ambito economico sia una esistenza libera tout court.
La felicità si può comprare, è un diritto, è per tutti, è a buon mercato, purché la si possa pagare.
Coloro i quali l’Illuminismo ha letteralmente annientato non erano in grado di pagare con giusta moneta la propria libertà: i ceti poveri durante la Rivoluzione francese, gli indiani d’america, gli afroamericani.