Per farla finita col giudizio della luce (IV)
scritto venerdì 13 luglio 2007 alle 08:44MANIFESTO ANTI-ILLUMINISTA
«Il protestantesimo, la dottrina che, con la sua mitizzazione del lavoro e la redenzione attraverso di esso, è stata un propellente decisivo del decollo industriale, e che oggi è la dominante dei Paesi guida dell’attuale modello di sviluppo (in particolare negli Stati Uniti dove negli ultimi anni, con l’interpretazione evangelista che ne è stata data dai neocon, è diventata ancora più radicale), ha avuto la dabbenaggine di considerare il povero un dannato da Dio, mentre il ricco invece è l’eletto. Per cui oggi il povero non è solo povero, è un reietto colpevole di esserlo […].
I Greci, in una situazione simile, reagirono in maniera opposta. Appena fece la sua comparsa, verso il III millennio a.C., quello che viene chiamato il “capitalismo antico” […] portando con sé sperequazioni economiche prima inimmaginabili, le principali scuole di filosofia si misero immediatamente ad esaltare i ‘penes’ e la ‘penia’, il povero e la povertà (Diogene viveva ostentatamente in una botte), avendo ben compreso a quale mare di infelicità e a quali pericoli si andasse incontro se si toglieva alla maggioranza della popolazione ogni motivazione esistenziale»
(Massimo Fini, L’infedele, Venezia, 2005)
Il delirio di pensare ad un uomo “scientificamente” migliore, l’eugenetica, si basa sulla stessa idea di miglioramento ed accrescimento progressivo alla base delle civiltà tecnocratiche ed illuministiche. E per giunta, con la smania di CLASSIFICAZIONE, TECNICIZZAZIONE e SPECIALIZZAZIONE del sapere (le riforme scolastiche degli istituti universitari e medi di tutta Europa negli ultimi 15 anni sono un riflesso di questa situazione) l’Illuminismo odierno acceca la vista dei suoi più competenti adepti, trasformandoli in pezzi di un ingranaggio di cui essi stessi non riescono a scorgere il fine e la ragione profonda.
Una scissione fra le posizioni etiche e quelle scientifiche dà ragione di credere seriamente al rischio di catastrofe genetica TOTALE. L’accidente universale.
Come è possibile, infatti, concepire che un uomo che si trova a manipolare il materiale genetico, il nucleo stesso della vita, non conosca l’insegnamento etico di Socrate o la metafisica di Platone?
Il sapere “sapienzale” è scomparso con l’idea stessa di enciclopedia. Il sapiente ha smesso di esistere con la scusa di una vastità di sapere più estesa e quindi incontenibile nella testa di un solo uomo: il che è un riflesso di come il pensiero occidentale abbia una visione quantitativa più che qualitativa del sapere.